La Storia dell'Omeopatia

Le Teorie ei principi dell'omeopatia affondano le radici nelle tradiziono mediche greche e romane, antiche di migliaia di anni.

Nel V ssecolo a.C. il medico greco Ippocrate (?460-?377) affermò in maniera inoppugnabile che la malattia non era causata dall'intervento divino bensì da fattori naturali, e che, pertanto, si dovessero stimolare i poteri curativi insiti in ogno individuo.
Le teorie mediche dell'epoca si basavano sulla "Dottrina dei contrari!", secondo la quale ogni malattia doveva essere trattata prescrivendo una sostanza capace di determinare i sintomi opposti. La diarrea, per esempio, poteva essere curata con una sostanza in grado di provocare stipsi, quali l'Idrossido di Alluminio.
Ippocrate, viceversa, elaborò la "Dottrina dei simili", basata sul principio "I simili si curino con i simili". Tale teoria sosteneva che le sostanze in grado di causare, nelle persone sane, i sintomi della malattia potessero anche essere utilizzate per curare i sintomi simili di una malattia in corso. Per esempio, Veratrum album (Veratro Bianco), ritenuto efficace contro il colera, se somministrato in dosi elevate induceva una violenta scarica associata a un grave stato di disidratazione, sintomi, questi, identici a quelli del colera.
Tra il I e il V secolo d.C. i romani compirono ulteriori progressi in campo medico: introdussero più erbe officinali nella farmacopea, migliorarno l'igiene pubblica e studiarono la struttura e le funzioni dell'organismo umano, malgrado le limitazioni imposte dai tabù sociali impedissero la dissezione dei corpi.
La scienza medica venne codificata e organizzata da Galeno (?130-?200 d.C.), medico, anatomista e fisiologo romano. Egli adottò numerosi degli antichi principi greci, compresa la teoria aristotelica dei "Quattro umori": essa stabiliva che il corpo umano è formato da 4 umori - sangue, collera (bile gialla), melanconia (bile nera) e flemma - i quali, per assicurare vitalità e salute, devono essere mantenuti in equilibrio.
Dopo il declino dell'impero romano la medicina europea conobbe, tuttavia, ben pochi sviluppi e fino al XVII secolo essa si basò su una combinazione di rimedi fitoterapici popolari, di credenze religiose e della teoria di Galeno.
Solo quando il medico e alchimista svizzero Paracelso (1493-1541) elaborò le proprie tesi, lo studio della medicina riprese. Paracelso riaffermò l'antica teoria greca della "Dottrina delle Signature", basata sul presupposto che l'aspetto esteriore di una pianta - la "signatura" di Dio - fosse indicativo delle sue proprietà curative. Per esempio, Chelidonium majus (Celidonia) veniva utilizzato per trattare le malattie del fegato e della cistifellea perchè il liquido giallo della pianta assomigliava alle bile.
Paracelso sosteneva che la malattia era correlata con fattori esterni, quali la contaminazione dell'acqua e dei cibi, piuttosto che non le forze mistiche, e sfidò i suoi contemporanei a riconoscere le capacità autocurative del corpo umano, affermando che la pratica della medicina doveva basarsi sull'osservazione dettagliata e su una "profonda conoscenza della natura e delle sue opere". Stando alle sue teorie, tutte le piante e i metalli conterrebbero principi attivi, utili per trattare diverse patologie. Concentrandosi sugli esperimenti pratici più che sull'alchimia, Paracelso gettò le fondamenta della chimica moderna e della farmacologia, introducendo nuovi rimedi quali l'Oppio, lo Zolfo, il Ferro e l'Arsenico. La sua ricerca sulle proprietà chimiche e medicinali di numerose sostanze e la sua massima convinzione nel concetto di Ippocrate secondo cui "i simili si curano con i simili" fecero del medico svizzero una figura chiave nello sviluppo dell'omeopatia. Secondo le parole di James Compton Burnett (1840-1901), omeopata britannico autore di svariate opere illustri sull'argomento, peraltro ancora oggi oggettodi studio e consultazione, "Paracelso piantò la ghianda  da cui è nata la potente quercia dell'omeopatia".
Paracelso, uno dei maggiori scienziati del XVI secolo, viene considerato determinante nel passaggio dall'alchimia alla chimica moderna. Conosciuto come il "Padre della chimica", egli sottolineava l'importanza del corretto dosaggio dei preparati, convinto che "un veleno è tale solo in base alla dose"
La Pratica medica fino al XIX secolo
Tra il XVI e XIX secolo si assistette a un continuo ampliamento delle conoscenze mediche. L'affermazione della stampa e la pubblicazione di erbari in lingue diverse dal latino contribuirono alla diffusione della fitoterapia e ridussero il monopolio che medici e farmacisti detenevano sulla terapia delle malattie. In tale periofo vennero pubblicati alcuni prestigiosi erbari in lingua inglese, quali Herball di John Gerard (1545-1612) e The English Physitian di Nicholas Culpeper (1616-1654).
Tuttavia, nonostante i progressi compiuti in campo medico e la maggiore conoscenza delle erbe, in molti Paesi occidentali le condizioni di salute della popolazione rimasero precarie. L'industrializzazione fu accompagnata dalla migrazione di massa dalle aree rurali e quelle urbane inquinate e sovraffolate, e associata ad ambienti lavorativi spesso malsani. Gli standard igienici e sanitari erano in genere bassi, e i malati mentali venivano rinchiusi nei manicomi. Le pratiche mediche aggressive, tra cui il salasso, l'uso di sanguisughe e le purghe, che spesso si rivelavano nocive per la salute dei pazienti, divennero sempre più frequenti, come del resto l'impiego a fini terapeutici di sostanze tossiche quali il piombo, il mercurio e l'arsenico.
In molti casi il trattamento risultava, di conseguenza, molto più dannoso della malattia stessa: alcuni pazienti morivano e, a lungo termine, molti subivano i gravi effetti collaterali delle terapie drastiche o estreme a cui erano stati sottoposti.

Le Origini dell'Omeopatia
Questo fu il sostrato culturale e scientifico in cui, nel 1780, il medico tedesco Samuel Christian Hahnemann (1755-1843) si ritrovò ad esercitare. Egli svolse la sua professione per 9 anni, durante i quali divenne sempre più disilluso nei confronti dei metodi aggressivi della medicina. Negli articoli scritti per arrotondare le proprie entrate, Hahnemann attaccò l'estremismo della pratica medica dell'epoca, sostenendo invece la necessità di garantire la buona igiene pubblica, di migliorare le condizioni abitative e alimentari, di respirare aria fresca e di praticare attività fisica. Le sue convinzioni lo indussero infine a lasciare la professione. Anni dopo Hahnemann scrisse di aver sofferto terribilmente per aver dovuto lavorare "sempre al buio", senza principi validi a cui attenersi in ordine ai concetti di salute e malattia.
Nato nel 1755 a Meissen, in Germania, Hahnemann studiò presso le Università di Lipsia, Erlagen e Vienna prima di laurearsi in Medicina e Chimica, nel 1779. L'avversione per le pratiche mediche del tempo lo spinse a elaborare un nuovo approccio, che egli stesso definì omeopatia.
A quel tempo in Europa si verificarono profondi cambiamenti sociali e politici. La rivoluzione industriale e l'Illuminismo furono accompagnati da grandi progressi tecnologici e scientifici, nonché da una crescente libertà di pensiero ed espressione. Questo clima intellettuale stimolò l'approfondimento delle conoscenze mediche: si giunse così all'identificazione del pricipi attivi delle piante officinali e, per esempio, nel 1803, all'estrazione della morfina dal Papavero da Oppio. Nel 1790, mentre traduceva la Materia Medica di William Cullen, insegnate, medico e chimico scozzese, Hehnemann iniziò una ricerca che si sarebbe rilevata determinante per lo sviluppo dell'Omeopatia. Nel proprio trattato Cullen affermava che, date le sue proprietà astringenti, il Chinino estratto da Cinchona Officinalis costituiva un valido rimedio per la malaria.
Hahnemann sapeva però che sostanze astringenti ben più potenti erano inefficaci sulla malattia. Decise allora di assumere egli stesso il rimedio e di documentare l'azione, avviando in tal modo la prima "sperimentazione". Sebbene non fosse affetto di malaria, egli iniziò a sviluppare i sintomi: e ogni somministrazione questi riapparivano, permanendo per alcune ore; quando invece ne interrompeva l'assunzione, essi scomparivano. Hahnemann sperimentò il Chinino anche su altre persone, registrandone attentamente le reazioni. Agli individui sottoposti al test non era consentito di consumare sostanze forti quali spezie, alcol o caffè, che, a suo avviso, avrebbero potuto alterare i risultati. Ripetendo l'esperimento con altre sostanze usate in campo medico, quali l'Arsenico e la Belladonna, Hahnemann infine tracciò un "quadro sintomatologico" degli effetti di ciascun rimedio.
Dopo sei anni di sperimentazioni, Hahnemann estese la sua ricerca ai malati. Prima di prescrivere il medicinale, egli sottoponeva ai pazienti a un esame obiettivo completo e annotava ogni sintomo da questi lamentato. Inoltre, poneva loro domande riguardanti lo stile di vita, le condizioni generali di salute, la visione della vita e i fattori che li facevano sentire meglio o peggio. Ispirandosi al principio "i simili si curino con i simili", Hahnemann ricercava quindi il quadro sintomatologico del rimedio che più si avvicinava alla sintomatologia presentata dal paziente, per poi effettuare la prescrizione.

Sviluppo e Definizione
L'opera di Hahnemann portò alla nascita di una nuova medicina. Nel 1796 egli pubblicò il primo libro sull'argomento, Saggio su un nuovo principio per scoprire le virtù curative delle sostanze medicinali, e definì il suo sistema "Omeopatia", dal greco Homeos, ovvero "simile", e Pathos, "dolore". Nel 1810 ne espose i principi in Organon dell'arte del guarire e due anni più tardi iniziò a insegnare la materia all'Università di Lipsia. Nella sua vita Hahnemann sperimentò circa 100 rimedi, continuando pur sempre a elaborare e perfezionare sia la teoria sia la pratica del proprio sistema.
La classe medica in genere restò profondamente scettica nei confronti delle sue teorie, e a sua volta egli continuò a essere molto critico verso le pratiche mediche ufficili. Per le sue invettive furiose e i commenti sarcastici durante le lezioni a Lipsia, fu addirittura soprannominato il "violento uragano". Hahnemann entrò in conflitto anche con i farmacisti del tempo poiché prescriveva un solo medicinale per volta, mentre era loro prassi (peraltro ampiamente lucrativa) somministrare costose miscele.
Nel XIX secolo l'omeopatia si diffuse rapidamente in Europa, in Asia e nel continente americano. Negli Stati Uniti venne divulgata soprattutto da Costantine Hering (1800-1880) e James Tyler Kent (1849-1916), i quali inoltre elaborarono idee e metodi innovativi. Alla morte di Hahnemann, avvenuta nel 1843, l'omeopatia si era ormai affermata in molti paesi del mondo, sebbene osteggiata e criticata dai fautori della medicina convenzionale. Tra il 1860 e il 1890, in particolare, prosperò notevolmente: vennero fondati numerosi ospedali e scuole omeopatiche e sperimentati nuovi rimedi, che andarono ad ampliare la materia medica esistente.
Spesso i seguaci di Hahnemann erano professionisti che abbondavano la medicina convenzionale dopo aver sperimentato di persona la terapia omeopatica. Fra questi vi era Frederick Quin (1799-1878), un medico inglese guarito dal colora grazie a Camphora. Quin conobbe Hahnemann, in Germania, nel 1826 e introdusse la disciplina nel Regno Unito fondando, nel 1849, il primo ospedale omeopatico di Londra. Nel 1854, durante l'epidemia di colera, il tasso di mortalità nel suo ospedale risultò inferiore a quello registrato nei nocosomi tradizionali. La notizia, tuttavia, venne tenuta nasconsta dal Ministero della Sanità perché "i numeri avrebbero avallato una pratica contraria al mantenimento della verità e al progresso scientifico": ciò dimostra quanto la classe medica tenesse in pugno le istituzioni sociali.

Declino e rinascita
La medicina convenzionale deteneva una posizione di predominio anche negli Stati Uniti, malgrado alla fine del XIX secolo l'omeopatia venisse praticata da circa il 15% dei medici. Nei primi anni del XX secolo, in ogni caso, soprattutto dopo la creazione dell'American Medical Association, la medicina convenzionale ne offuscò la fama. Nel Regno Unito un ruolo simile ebbe la Britsh Medical Association, e le divisioni all'interno del mondo omeopatico non fecero che indebolire la causa.
 
L'ospedale Omeopatico Londinese: Il tasso di mortalità incredibilmente basso registrato in questo ospedale durante l'epidemia di colera scoppiata a Londra nel 1854 indusse un ispettore governativo a commentare: "Se Nostro Signore mi facesse ammalare di colera, vorrei finire nelle mani di un medico omeopata"
I fedeli di Hahnemann e delle teorie originali di Kent seguirono l'approccio "classico" o "kentiano", nella convinzione che le caratteristiche emotive e i sintomi fisici del soggetto dovessero essere tenuti in debita considerazione, e che fosse necessario somministrare "potenze", o diluizioni, alte. Guidato dall'omeopata britannico Richard Hughes (1836-1902) un gruppo di professionisti aveva invece iniziato a effettuare prescrizioni solo in base alle sintomatologia clinica, preferendo diluizioni base. Questa spaccatura permise alla medicina convenzionale di conquistare una posizione di predominio, tanto che negli anni Venti la pratica omeopatica subì nel Regno Unito una drastica battuta d'arresto.
L'omeopatia è tornata alla ribalta verso la fine del XX secolo, probabilmente per la disillusione dei pazienti nei confronti di alcuni aspetti della medicina convenzionale. In molti paesi dell'Europa centrale, peraltro, la sua popolarità non è mai stata seriamente intaccata. La prescrizione classica di un singolo medicinale (unicismo) è l'approccio più diffuso, benché in Germania e in Francia si pratichino anche l'omeopatia complessista e pluralista (basate, rispettivamente, sull'uso di combinazioni di medicinali o di più medicinali). In Australia, i rimedi omeopatici vengono spesso integrati nella pratica naturopatica; in India gli omeopati operano da tempo e con successo sia con i medici ayurvedici tradizionali sia con quelli ufficiali. Negli anni '90, alcuni insegnanti britannici hanno tenuto vari corsi sulla materia ritestando l'interesse per l'omeopatia in vari paesi dell'Europa orientale, e oggi questa si esercita regolarmente in Russia.
In America Latina l'omeopatia e materia di insegnamento nelle facoltà di medicina, mentre negli Stati Uniti sta godendo di un nuovo favore. Secondo un'inchiesta condotta nel 1998 sulla popolazione americana e sul suo stato di salute, più di sei milioni di americani avevano fatto ricorso all'omeopatia nei 12 mesi precedenti all'indagine.
LìOrganizzazione Mondiale della Sanità ha osservato che l'omeopatia è stata integrata nel sistema sanitario nazionale  di numerosi paesi, tra cui Germania, Regno Unito, India, Pakistan, Sri Lanka e Messico.

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