Principi chiave e Teorie dell'Omeopatia

L'omeopatia sostiene che la salute dipende dall'equilibrio tra mente e corpo, garantita da una "forza vitale" in grado di regolare le capacità autocurative dell'individuo.

Il concetto vitalistico di scienza esisteva già molti anni prima di Hahnemann: esso afferma che tutti gli esseri viventi possiedono un'energia sottile, al di là della struttura fisica e chimica, e che anche la materia inanimata può essere capace di vita.
Hahnemann applicò tale concezione sia al corpo umano sia alle sostanze all'apparenza inerti provenienti dai diversi regni della natura. In quest'ottica, una volta "potenziata", la forza vitale di ogni pianta, minerale o animale potrebbe essere utilizzata per produrre un medicinale potente.
La "legge dei simili"!
In base al concetto "I simili si curino con i simili", altrimenti noto come "Legge dei simili", le sostanze capaci di causare determinati sintomi in un corpo sano possono agire a scopo terapeutico si sintomi analoghi riscontrati in un paziente. Per esempio, la Belladonna dovrebbe essere utilizzata per curare la scarlattina perché i sintomi di avvelenamento che essa induce ricordano quelli della scarlattina.
Hahnemann considerava la malattia come il risultato di uno squilibrio interno capace di influire sulla forza vitale del corpo. Se la forza vitale viene alterata o indebolita da uno squilibrio, insorge la malattia. Stimolando le capacità autocurative del corpo in modo da eliminare gli squilibri presenti, la forza vitale causa una sintomatologia esterna (per esempio febbre o eruzione cutanea), emotiva o psicologica (facilità al pianto, grande irritabilità).
Per esempio efficace, un farmaco deve aiutare la forza vitale a correggere lo squilibrio interno, eliminando al contempo i sintomi che esso produce. Hahnemann adattò il principio similia similibus curentur, "i simili si curino con i simili", enunciato per la prima volta del V secolo a.C. da Ippocrate.
IPPOCRATE: Medico greco sonosciuto come il "padre della medicina", si adoperò per scindere la terapia alle pratiche mistiche e religiose. Ippocrate gettò le basi della scienza medica moderna e ne stabilì i principi fondamentali, tra i quali la teoria della similitudine.
I suoi esperimenti con i medicinali, miravano ad identificare la sintomatologia particolare, o "quadro sintomatologico", causata dall'assunzione di una determinata sostanza. Se essa corrispondeva allo specifico gruppo di sintomi correlati a una malattia, o squilibrio, in un paziente, allora quel rimedio sarebbe stato il più adeguato per stimolare la forza vitale a curare il disturbo. In omeopatia classicail punto chiave era, ad è ancora, individuare il rimedio che rispecchia con maggior precisione la sintomatologia lamentata dal paziente.
Numerose sostanze da cui si ricavano i medicinali omeopatici sono molto potenti o persino velenose. Hahnemann le usava in piccole dosi, ma con sua grande costernazione i pazienti continuavano a presentare effetti collaterali, o "aggravamenti", come egli stesso li definiva. Egli elaborò allora una nuova tecnica detta "Dinamizzazione" mediante cui il medicinale veniva diluito e succusso, o sbattuto vigorosamente su una superficie. Questa manipolazione energica, che Hahnemann chiamò "Succussione", sembrava conferire più potenzaal rimedio, anche a diluizioni inferiori. Con una sorpresa, la ricerca dimostrò che le microdiluizioni preparate con l'energia della dinamizzazione sembravano avere un effetto molto più rapido, marcato e duraturo rispetto alle diluizioni standard, e un minor numero di effetti collaterali. Gli omeopatici, quindi, dovevano prescrivere solo dosi minime e assolutamente innocue. Le originali teorie di Hahnemann vennero ulteriormente sviluppate da Costantine Hering e James Tyler Kent, due omeopati statunitensi. Il primo elaborò le tre fondamentali "leggi di cura" con cui spiegava come veniva curata la malattia nell'omeopatia, mentre il secondo mise a punto un metodo di valutazione del trattamento.
Questo omeopata statunitense del XIX secolo formulò le 3 "leggi di cura" cha rappresentano un'utile guida per poter interpretare i progressi di un paziente.
Le "Leggi di cura"!
Quando un paziente si avvia alla guarigione, i sintomi si spostano dalgi organi interni (fondamentali per la vita) a quelli più esterni, vale a dire i tessuti e gli organi meno vitali.
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La guarigione inizia dalla sommità del corpo e procede verso il basso; i sintomi che interessano il capo scompaiono per primi, seguiti gradualmente da quelli che coinvolgono le estremità.
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I sintomi di vecchia data riemergono spesso durante il processo di guarigione, di solito in ordine inverso rispetto a quello in cui si erano manifestati. Secondo gli immunologi, il corpo ha la capacità di "ricordare" ogni "aggressione" alla quale reagisce, e questo processo confermerebbe tale capacità.
A tale proposito egli considerò le seguenti variabili: il miglioramento del paziente, il peggioramento del paziente, una situazione di stasi nelle sue condizioni, un iniziale peggioramento seguito da un miglioramento. Kent definì 12 possibili quadri (osservazioni prognostiche), compresi quelli summenzionati, che permettevano agli omeopatici di capire come continuare la terapia e di verificare la validità di un determinato rimedio. A partire dal 1970 l'omeopata greco George  Vithoulkas ha condotto diversi studi per aggiornare tali quadri e perfezionare sia la teoria che la pratica omeopatica.
Autorevole omeopata statunitense, Kent elaborò un metodo per valutare l'efficacia del trattamento prescritto; inoltre condusse numerose ricerche per ampliare la materia medica omepatica con nuove sostanze.
Costituzione suscettibilità
In omeopatia la "costituzione" di un soggetto è indicativa del suo stato di salute, del suo temperamento e di tutte le caratteristiche che egli ha ereditato e acquisito. Gli omeopati ritengono che gli individui sani resistano all'insorgenza della malattia, nonostante siano costantemente esposti a virus e batteri potenzialmente nocivi, perché hanno una grande forza vitale e quindi una bassa suscettibilità. Il grado di suscettibilità alla malattia, in ogni caso, può variare nell'arco di alcune ore o di alcuni giorni a causa di un elemento catalizzatore che genera uno squilibrio nella forza vitale: può trattarsi dell'esposizione al freddo o al caldo, di una sofferenza emotiva, di un affatticamento, dell'esposizione a sostanze inquinanti o, ancora, dell'assunzione di farmaci.
Anche i "miasmi" possono compremettere la capacità della forza vitale di resistere all'aggressione degli agenti patogeni. Al momento di prescrivere il trattamento, alcuni omeopati attribuiscono grande importanze al "tipo costituzionale" del paziente, scegliendo medicinali il cui "quadro sintomatologico" corrisponda alle caratteristiche psicofisiche dell'individuo sano.
Quando si è sani i preparati vengono assunti per corroborare la forza vitale e sviluppare resistenza all'insorgenza dei sintomi che si potrebbero manifestare in seguito. I disturbi vengono distinti in 2 categorie: le malattie acute o di breve durata, che insorgono rapidamente e che possono guarire in poco tempo (quali il raffreddore o un disturbo digestivo lieve); le malattie croniche, di lunga durata (quali l'artrite reumatoide o il diabete), che tendono ad essere ricorrenti, radicate, o degenerative. I medicinali omeopatici stimolano i poteri autocurativi della forza vitale in presenza di una patologia: favoriscono la guarigione di un disturbo acuto e lo rendeno meno debilitante, facilitano il recupero della salute dopo una malattia ricorrente o ne prevengono la recidiva. Per ottenere la massima efficacia, tuttavia, i medicinali vanno selezionati con scrupolo e i disturbi cronici devono essere trattati da omeopati qualificati piuttosto che con l'autoterapia.

Miasmi e Predisposizione
Dopo aver passato molti anni a elaborare le sue idee, Hahnemann notò che alcuni pazienti sembravano non rispondere ai medicinali prescritti o andavano incontro a ricadute dopo breve tempo. Egli studiò questi casi in gruppo e giunse alla conclusione che alla radice del problema vi erano alcuni fattori generali, ereditari, più profondi della malattia stessa, che chiamò "miasmi". I Miasmi possono essere descritti come gli effetti cronici di una malattia primaria, o predisposizione alla malattia, presenti in un individuo o nelle precedenti generazioni della sua famiglia. Hahnemann ne identificò tre in particolare:
  • Psora
  • Sycosis
  • Syphilis
correlati rispettivamente con la Scabbia, la Gonorrea e la Sifilide; il Cancro e la Tubercolosi erano ritenuti ulteriori , potenziali miasmi. Per combatterli, lo studioso mise a punto i "Nosodi", rimedi ricavati dalle malattie stesse. Poichè tutto il materiale infetto veniva sottoposto a dinamizzazione mediante diluizione e successione, diventava sterile e assolutamente sicuro da somministrare.

I "Nosodi"
Hahnemann sviluppò i Nosodi per combattere i miasmi che riteneva responsabili del "blocco" della terapia. Questi venivano ricavati da batteri, o tessuti infetti, ma erano del tutto sicuri perché le sostanze venivano sottoposte a sterilizzazione e potenziate. Psorinum, per esempio, è ricavato da tessuti infetti dalla scabbia, mentre Carcinosium deriva dal tessuto neoplastico.

Il concetto di Miasma propone un modello stratificato di salute, caratterizzato da diversi fattori quali la predisposiozione o gli squilibri. Talora è necessario rimuovere più strati del solito prima di raggiungere una condizione di buona salute. In una determinata fase del processo curativo può manifestarsi la presenza di un miasma: in tal caso, per debelarlo,va stabilita una terapia mirata. Ciò tuttavia non significa che l'individuo presenti la malattie suggerite dai nomi dei miasmi; i loro nomi denotano bensì una predisposizione ereditaria per un modello sintomatologico specifico o una tendenza a contrarre certe patologie, ovvero la cosiddetta suscettibilità individuale. Per esempio, Psora è correlato a uno sviluppo lento e un'alimentazione inadeguata, Sycosis è associato a un ritmo di vita frenetico e un'eccessiva attività sia mentale sia fisica; Syphilis è invece indicativo di un modello di cedimento, indebolimento, deperimento e consunzione.

Tipologia della pratica Omeopatica
Il tipo di prescizione può variare a seconda del Paese e dell'epoca. Tra le 2 scuole Omeopatiche principali, l'unicismo e il complessismo, esiste inoltre una netta differenza concettuale: gli omeopati classici (unicisti) impiegano di norma un solo rimedio, quello esattamente corrispondente al tipo di costituzione ereditario del paziente e al quadro sintomatologico. Può tuttavia accadere - per esempio in malattie acute o lesioni - che i sintomi fisici abbiano molta più importanza di quelli emotivi e psicologici: in siffatte circostanze si può adattare un approccio più pragmatico, utilizzando combinazioni di medicinali a bassa potenza. 5 o 6 rimedi efficaci contro l'influenza possono essere così combinati in un'unica compressa. Questo è in sostanza l'approccio complessista, basato sulle teorie dell''omeopata britannico Richarf Hughes.
In presenza di determinate condizioni, in genere di natura acuta, tale approccio piò essere adottato degli omeopativi classici, ma in alcuni Paesi è ormai diventato il metodo standard di prescrizione tanto che, nel 1948, venne ufficialmente approvato dall'American Institute if Homeopathy. In altri Paesi, quali la Francia e la Germania, l'omeopatia complessista è più diffusa di quella classica.
Tra le ulteriori varianti dell'omeopatia si annovera l'isopatia, in cui una microdiluizione potenziata della sostanza responsabile della malattia viene impiegata per trattare i sintomi: per esempio, Apis (ricavato dal pungiglione dell'ape) può essere somministrato per trattare la puntura di tale insetto. Un omeopata classico prevede che, ricorrendo a questo metodo, la terapia abbia successo solo nel 20-30% dei casi, perchè non viene considerato il tipo costituzionale del paziente. Un perfezionamento del concetto è rappresentato dalla tautopia, in cui l'esatta sostanza che causa i sintomi viene utilizzata per prepare un rimedio atto a curare i medesimi sintomi. In teoria ciò significa che il rimedio per una puntura d'ape dovrebbere essere preparato proprio con l'ape che ha infentatto la puntura; nella pratica, invece, il principio di solito viene applicato nelle reazioni allergiche, per esempio per trattare un bambino allergico a un vaccino con un rimedio ricavato dal vaccino stesso.

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